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Il vetro è un solido amorfo, generalmente risultante dalla fusione della silice (minerale contenuto nelle sabbie dolci) con il carbonato di calcio. L'uomo ha sempre utilizzato il vetro, già prima di apprenderne le tecniche di produzione. Tuttavia, dobbiamo attendere circa il 3500 a.C. per avere la prima evidenza archeologica di produzione del vetro da parte dell'uomo, nella Mesopotamia orientale e in Egitto. A partire da quel momento, la ialurgia (cioè l'arte di produrre e lavorare il vetro) non è andata incontro a grandi evoluzioni sino al I secolo a.C., quando in Siria fu sviluppata la tecnica della soffiatura, che rese la produzione del vetro più semplice, rapida ed economica. É solo sul finire del I millennio però, che l'industria del vetro cominciò a diffondersi in modo più capillare, lasciando più spazio anche al vetro artistico, come appunto il vetro di Murano.
É proprio a Venezia che l'arte di dipingere il vetro si esprimerà appieno e sempre a partire dalla Serenissima questa disciplina si diffonderà lungo tutto lo stivale, assumendo connotati differenti in ciascuna zona. Le fornaci si concentrarono poi lungo il Rio dei Maestri Vetrai di Murano, specialmente dal 1291, quando lo Stato emanò un'ordinanza in tal senso per ridurre il rischio di incendi in città. Anche in epoca più recente i maestri muranesi (molti dei quali discendenti dalle prime dinastie vetrarie), hanno saputo rispettare la millenaria tradizione dei propri avi, adattandosi al contempo agli sviluppi delle correnti artistiche contemporanee. Il vetro di Murano, come da tradizione, prevede l'ausilio della soda per la fusione della silice, diversamente da quanto accade nei Paesi nordici dove la potassa la fa da padrone. Il vetro, stabilizzato con carbonato di calcio ed eventualmente addizionato di elementi decorativi, viene fuso a 1400 °C nel corso della notta, per poi essere modellato il mattino seguente. Se questa prima parte viene svolta da serventi e garzoni, grande abilità ed esperienza sono richiesti per i processi di levigatura, rifinitura a freddo, incisione e pittura.
La Serenissima ha sempre imposto ai suoi artigiani il massimo riserbo circa i dettagli della lavorazione del vetro più famoso al mondo, che restano segreti ancora oggi. Ciononostante, con le conoscenze attuali è possibile suddividere i vetri muranesi sulla base della tecnica utilizzata. Vediamo qui di seguito le tre principali categorie. Vetro soffiato: la sua invenzione risale addirittura al I secolo a.C., ma rimane tuttora una tecnica di altissimo livello. Il vetro viene modellato a caldo e grazie alla cinquecentesca filigrana, a retortoli o a reticello, è possibile creare l'effetto merletto. Murrina: si tratta di un'altra tecnica antichissima (anche se è rimasta a lungo inutilizzata) ed è indubbiamente la più complessa. Si realizza una canna di vetro colorato che viene poi tagliata in tanti piccoli pezzi. Le tessere così prodotte vengono adagiate manualmente in formine di rame tenute in forno fino alla solidificazione in pezzo unico, che può quindi essere ulteriormente lavorato. Vetro a lume: sempre partendo da una canna colorata, si ammorbidisce il vetro con un cannello a gas. É la tecnica più antica, ma anche la più laboriosa. Per saperne di più non vi resta che partire.
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