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Il secondo tipo di saldatori a stagno è il cosiddetto "a pistola" solitamente utilizzato per sciogliere fili di stagno molto grandi, se confrontati con le dimensioni di un circuito elettronico, per esempio per realizzare le masse. Questo tipo di attrezzi solitamente monta una punta che è anche la resistenza e che quindi è percorsa attivamente da corrente elettrica, in questo caso bisogna avere la precauzione, se si opera con circuiti elettronici, di mettere a massa il circuito onde evitare che effetti elettrostatici danneggino alcuni componenti particolarmente sensibili a questo tipo di disturbo. Vista la potenza di questo tipo di strumenti e la dimensione della punta solitamente non è indicato per le riparazioni e gli assemblaggi elettronici, ma soltanto per le saldature a stagno su cavi e per realizzare le masse. Anche in questo caso spesso si tratta di un saldatore a stagno privo del controllo di temperatura e che di conseguenza può riscaldare troppo e danneggiare componenti particolarmente sensibili.
Il terzo tipo di saldatori a stagno si basa su un principio di funzionamento differente e questo tipo di attrezzi si chiamano saldatori ad aria. Si tratta di un sistema per riscaldare l'aria da inviare tramite una ventola ad un ugello di piccole dimensioni e si impiega tipicamente nella saldatura dei componenti SMD (surface mount device). Per loro natura questi componenti prevedono un materiale saldante diverso dallo stagno e che fonde a temperatura superiore, spesso già applicato sui loro terminali e che deve essere scaldato quanto basta per effettuare una saldatura superficiale molto veloce. Si tratta di strumenti che funzionano anche con lo stagno comune. Un saldatore a stagno, per esempio a penna, rischierebbe di distruggere il componente elettronico proprio a causa della temperatura eccessiva trasmessa direttamente a piedini o terminali che spesso hanno dimensioni molto inferiori al millimetro e con superfici saldate difficili da vedere ad occhio nudo.
Quando si salda per prima cosa si deve sgrassare la superficie. Se la saldatura è su un filo di rame si deve impregnare il filo stesso con dello stagno e dopo la stagnatura, si può procedere all'effettiva operazione. Se lo stagno appare bianco e cristallizzato in superficie e significa che la temperatura impiegata non è quella richiesta. Si consiglia di ripetere il lavoro. Se invece si deve saldare a stagno su pista di rame, la prima operazione è rendere tiepida la piazzola di saldatura, appoggiando il saldatore sul rame senza eccedere con i tempi per non rovinare il circuito. Poi si deve stagnare superficialmente la piazzola, appoggiando sulla punta dello strumento lo stagno che dovrà distribuirsi in maniera uniforme e pulita. A questo punto si introduce il terminale del componente attraverso il foro, e si appoggia brevemente lo stagno e la punta. Sul terminale si deve formare una piccola struttura conica di stagno. La saldatura non dovrà presentare una forma a pallina. Per quanto riguarda invece le operazini con saldatore a stagno ad aria, si prende il componente SMD con le pinzette e si appoggia con precisione sulla piazzola. La pulizia è indispensabile e le aree devono essere state precedentemente sgrassate. A questo punto si porta l’ugello del saldatore ad aria sulla piazzola per il solder reflow, e se siamo stati abbastanza precisi il lavoro è concluso.
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