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I primi blocchi forati ad apparire e conquistare il mercato dei materiali per costruzione sono stati i mattoni forati in laterizio per realizzare tramezzature. Costituiti da un impasto di argilla ed inerti, trafilati e cotti in forno ad alta temperatura, essi sono stati largamente usati per molti anni quasi esclusivamente per realizzare pareti interne alle quali non era richiesta una particolare funzione coibentante, mentre per le murature esterne, portanti o di semplice tamponatura, venivano usati ancora i blocchi squadrati di tufo, sicuramente più resistenti ma molto porosi, quindi assorbenti, e molto pesanti. L'avvento del cemento armato ha modificato radicalmente le abitudini dei costruttori, anche in base al fatto che alla muratura non era più affidata la staticità dell'edificio, ora delegata, appunto, a travi e pilastri in calcestruzzo armato. Le murature di tamponamento sono quindi state realizzate per parecchi anni con una doppia parete di mattoni forati, poste ad una distanza di 8-10 cm fra di loro, in modo da ottenere la classica camera d'aria, avente funzione di rudimentale isolamento.
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I nuovi sistemi costruttivi in cemento armato hanno permesso ai blocchi forati di entrare degnamente a far parte anche dei materiali idonei alla realizzazione dei solai. Una fra le prime soluzioni adottate era quella dei solai misti in ferro e laterizio nei quali i tavelloni in laterizio poggiavano sulle putrelle in acciaio che costituivano l'elemento portante del solaio; su di essi, venivano posti a maglia incrociata i tondini in ferro che costituivano l'armatura di ripartizione dei carichi e poi il tutto veniva completato con il getto di calcestruzzo che costituiva la caldana, cioè uno strato di 5-8 cm che collaborava alla staticità del solaio e ne permetteva la rifinizione sulla faccia superiore. La funzione dei tavelloni, anch'essi blocchi forati, era quella di dare una superficie piana all'intradosso dei solai, alleggerendoli della parte staticamente non necessaria. Anche qui, il progresso ha portato all'invenzione delle pignatte, ossia blocchi forati anche in calcestruzzo, di forma particolare per la creazione di solai privi di putrelle grazie alla possibilità d'inserire il ferro fra una pignatta e l'altra, colmando il tutto con calcestruzzo: erano così nati i solai in opera.
I blocchi forati hanno apportato grandi vantaggi alla riduzione di peso nelle costruzioni, con evidenti conseguenze positive sull'economicità e sulla stabilità degli edifici. Il loro utilizzo ha inoltre risolto parzialmente anche il problema della conduttività termica ed acustica, ma non in modo ottimale, in quanto la resa era affidata esclusivamente ai vuoti presenti all'interno dei blocchi in cui l'aria rappresentava il reale componente isolante, ma non era abbastanza. Inoltre proprio il fatto di essere cavi li rendeva particolarmente fragili e, quindi, per nulla idonei alla realizzazione di pareti portanti. Come sempre, da un problema nasce una soluzione, ed i produttori hanno saputo cogliere la richiesta del mercato mettendo a punto una linea di prodotti ancor oggi molto richiesta ed usata: i blocchi forati isolanti. La particolarità di questi elementi consiste nella ridotta percentuale di fori rispetto alla massa per aumentarne la resistenza, cosa che però ne avrebbe compromesso la capacità isolante e il peso; ma ecco l'idea di usare la polvere di alluminio nell'impasto di calce e argilla per causare una reazione chimica che crea microporosità e quindi alleggerimento.
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